Dal Lato Oscuro al lato zen. Darth Vader si racconta tra meditazione, journaling e tecniche per non uccidere nessuno durante le riunioni. Un’intervista impossibile che ci ha lasciati… senza fiato (letteralmente).
Una nuova speranza… interiore
In una galassia non troppo lontana – precisamente in un centro olistico appena fuori Tatooine – abbiamo incontrato lui: Darth Vader. L’ex Anakin Skywalker, cavaliere Jedi e poi simbolo del Lato Oscuro, oggi è una figura completamente diversa. Tiene workshop sulla gestione della rabbia, si definisce un “facilitatore emozionale” e ha una newsletter settimanale intitolata “Senti la Forza (dentro)”.
Seduto a gambe incrociate su un tappetino bio-compostabile, Vader ci accoglie con un saluto vulcaniano sbagliato (ma chi siamo noi per correggerlo). “Sai”, dice con voce robotica, “oggi non strangolo più nessuno. Al massimo, visualizzo il loro chakra bloccato e li invito a respirare.”
Il respiro: quel grande alleato
Quello che un tempo era il rumore minaccioso di una respirazione meccanica, ora è il cuore del suo metodo. “Ogni respiro è un’opportunità. Prima li usavo per incutere terrore, ora per diffondere pace.”
Ci racconta di quando, durante una call dell’Impero, ha evitato di annientare un ufficiale semplicemente usando la tecnica del “4-7-8”: inspira per 4, trattieni per 7, espira per 8. “Non funziona sempre, ma è meglio che finire su una lista galattica dei violenti” – ride… se così si può dire.
Yoga, spade laser e incensi alla lava vulcanica
Da un paio d’anni Vader guida un corso chiamato “Darth Flow”, una disciplina tra yoga, tai chi e saperi Sith rivisitati in chiave mindfulness. “Abbiamo sostituito la rabbia con lo stretching. Non è facile convincere uno stormtrooper a fare la posizione del cane a testa in giù, ma ci stiamo lavorando”.
L’ambiente è minimal, con luci soffuse e profumo di incenso al magma di Mustafar. In sottofondo, suoni binaurali e occasionali versi di Chewbacca in slow motion.
L’Impero interiore e la ferita non risolta
“La rabbia era un sintomo”, confessa Vader. “Il vero problema era non essere visto. Obi-Wan non mi ascoltava, Padmé mi ghostava, l’Imperatore era un manipolatore seriale. Così ho fondato un Impero tutto mio… ma era più una proiezione del mio bisogno di controllo”.
Oggi fa terapia con uno psicodroide certificato e sta scrivendo un libro: Il potere del non-soffocamento, un memoir di redenzione e fitoterapia. In un capitolo racconta di quando ha pianto vedendo Bambi. “Il lutto non elaborato, quello è il vero Lato Oscuro”.
I tre consigli di Darth Vader per gestire la rabbia
Prima di congedarci (senza essere lanciati contro una parete, cosa già positiva), Vader ci lascia tre perle di saggezza:
- Respira prima di reagire: anche se sei in fila al drive-thru e ti hanno sbagliato l’ordine.
- Scrivi tutto su un diario: che sia un tablet imperiale o un quaderno, l’importante è farlo a mano libera… non con la Forza.
- Abbraccia il lato vulnerabile: se hai voglia di piangere, fallo. Non importa se indossi una maschera o se sei di fronte al tuo arcinemico.
Anche i Sith hanno bisogno di un tappetino yoga
Darth Vader non ha smesso di essere potente, ma ha scelto di incanalare la Forza in un percorso più sano. Insegna che anche le figure più oscure possono riconoscere la propria ferita e trasformarla. Forse non salverà la galassia, ma oggi salva se stesso. E probabilmente anche qualche collega da una qualche morte per soffocamento.
Che la mindfulness sia con voi. Sempre.
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