Quando si parla di Benny Goodman, il pensiero va subito al clarinetto che guidava le sue orchestre e al titolo che gli è stato attribuito: The King of Swing. Lo swing non fu soltanto un genere musicale, ma un vero fenomeno culturale che negli anni ’30 e ’40 ridisegnò il rapporto tra musica e pubblico. Con le grandi big band, i ritmi incalzanti e la voglia di ballare, lo swing divenne la colonna sonora di un’epoca. Ma dietro quelle note festose, già si muovevano nuove correnti pronte a cambiare per sempre il volto della musica popolare.

Lo swing e la nascita di un ritmo universale

Lo swing nacque come evoluzione del jazz, prendendo la sua improvvisazione e rendendola più accessibile, più ordinata e soprattutto più ballabile. Goodman fu maestro nel trasformare quel linguaggio in qualcosa di popolare, facendo entrare il jazz nel cuore del grande pubblico. Tuttavia, mentre le sue orchestre e quelle di altri grandi bandleader dominavano le scene, nei club più piccoli prendeva forma una nuova energia ritmica.

Il boogie-woogie: il pianoforte che trascina

Il boogie-woogie si affermò come lo stile pianistico che avrebbe contaminato lo swing dall’interno. Basato su un basso ostinato e su variazioni veloci e ipnotiche, portava il ritmo a un livello ancora più fisico, irresistibile per chiunque lo ascoltasse. Pianisti come Meade Lux Lewis o Albert Ammons fecero da ambasciatori di questo linguaggio, capace di incendiare le piste da ballo e di diventare colonna sonora di una società che aveva bisogno di leggerezza ma anche di forza.

Dallo swing al rhythm & blues

Negli anni ’40, il mondo musicale cambiò volto: le grandi orchestre iniziavano a declinare, troppo costose da mantenere, mentre i piccoli ensemble diventavano più diffusi e più vicini al pubblico. Proprio lì, nello spazio lasciato libero dalle big band, lo swing e il boogie incontrarono il blues urbano. Il risultato fu il rhythm & blues, un genere dove il ritmo era protagonista assoluto, con linee di basso potenti, batteria marcata e voci trascinanti che raccontavano la vita delle comunità afroamericane.

Il rhythm & blues conquistò i quartieri popolari, ma non rimase confinato lì: diventò presto un linguaggio universale, quello che avrebbe acceso la scintilla del rock’n’roll con artisti come Chuck Berry, Little Richard ed Elvis Presley.

Benny Goodman come ponte musicale

Pur rimanendo fedele al suo swing elegante, Benny Goodman fu parte di questo processo più ampio. Le sue collaborazioni con musicisti afroamericani e la popolarità che diede al jazz contribuirono a trasformarlo in un linguaggio universale. Senza quello swing, senza quella pulsazione regolare e travolgente, il rhythm & blues non avrebbe avuto la stessa forza esplosiva.

Il viaggio che parte dallo swing di Goodman, passa per il boogie-woogie e arriva al rhythm & blues non è solo una storia musicale, ma un racconto di trasformazioni sociali e culturali. È la dimostrazione che la musica non vive mai isolata, ma si nutre delle persone, dei cambiamenti del tempo e delle contaminazioni. Dal clarinetto di Goodman alle chitarre distorte del rock’n’roll, il filo conduttore è sempre stato lo stesso: il potere del ritmo, capace di unire, di trasformare e di segnare intere generazioni.

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In copertina: foto di Bradford Timeline – CC BY-NC 2.0 (Flickr)