C’è un’Italia che nessuno conosce. E non perché sia segreta. Ma perché, semplicemente, tutti guardano da un’altra parte.
Mentre le folle si accalcano tra i selfie-stick di Venezia e i brunch gourmet di Firenze, ci sono luoghi che resistono, testardi, al turismo di massa. Piccole città invisibili – non perché non esistano, ma perché nessuno le cerca. Eppure sono lì, con le loro leggende, i loro accenti improbabili e i bar in cui il tempo ha smesso di scorrere nel 1978.

Questa è una guida alle città invisibili d’Italia, per viaggiatori curiosi, per sognatori da salotto, e per chi pensa che “turismo sostenibile” non significhi solo pedalare con lo zaino in sughero.

1. Civita di Bagnoregio (Lazio): il paese che muore… ma intanto vive benissimo

Soprannominata la città che muore, Civita di Bagnoregio è un borgo in bilico su un’altura friabile che si sgretola anno dopo anno. Ma niente paura: resiste da secoli. Collegata al mondo da un solo ponte pedonale, è un esempio perfetto di come la decadenza possa essere fotogenica.
Il bello? Arrivarci sembra un pellegrinaggio, ma una volta dentro ti senti in un sogno tra medioevo e Instagram.

2. Rocchetta Mattei (Emilia-Romagna): castelli, alchimia e un pizzico di follia architettonica

A Grizzana Morandi, su un cucuzzolo degli Appennini, si erge questa creatura mistica di pietra e stucchi. Il castello di Rocchetta Mattei è un mix di stili moreschi, neogotici, bizantini… e un po’ di gusto da salotto ottocentesco. Fu costruito da Cesare Mattei, inventore dell’elettromeopatia (non chiedete).
Visitare Rocchetta è come entrare in una fiaba psichedelica: ci vai per curiosità, ne esci con mille domande esistenziali e la voglia di decorare casa con arabeschi.

3. Craco (Basilicata): il fantasma più bello d’Italia

Un paese evacuato negli anni ’60 per frane e terremoti, Craco è oggi una città fantasma che attira artisti, registi e anime erranti. Lo scenario è surreale: case vuote, strade spaccate, e il silenzio che sembra parlarti.
Non è Disneyland del post-apocalittico, è la realtà che lentamente torna a natura.
Perfetta per chi vuole un’esperienza tra il contemplativo e il gotico – o per chi vuole sentirsi in un film di Tarkovskij.

4. Buonopane (Campania): la danza delle janare e il culto del fuoco

A Ischia c’è un paese in cui il folklore non è souvenir da bancarella. A Buonopane, ogni anno si celebra la “ndrezzata”, danza rituale che affonda le radici in misteri antichi.
Qui si parla ancora del culto delle janare (streghe), si accendono falò per scacciare il male e si mangia con l’intensità di un rito pagano.
Altro che centri benessere: Buonopane è il vero detox culturale.

5. San Giovanni d’Asso (Toscana): dove il tartufo ha un museo tutto suo

Sì, tutti vanno a San Gimignano, ma chi conosce San Giovanni d’Asso? Questo minuscolo borgo in Val d’Orcia ospita il Museo del Tartufo Bianco, con tanto di percorsi olfattivi.
Il paese ha un’aria da racconto di Sciascia, ma con profumi da ristorante stellato. Ideale per chi crede che il vero lusso sia l’odore della terra dopo la pioggia.


Queste “città invisibili” non hanno stazioni ferroviarie comode. Non fanno tendenza su TikTok. Non hanno festival sponsorizzati da multinazionali. E proprio per questo sono l’anima segreta dell’Italia.
Luoghi fuori rotta dove si cammina piano, si ascoltano storie, si perde la connessione (internet, ma anche quella interiore), e si guadagna qualcosa che somiglia vagamente alla felicità.

Non serve neppure andarci, se non puoi. Le città invisibili si possono visitare anche dal divano, ascoltando podcast, leggendo storie, immaginando i dettagli. È il bello del turismo curioso e sostenibile: non sempre bisogna muoversi per viaggiare.
E magari, quando ci andrai davvero, avrai già le conoscenze più importanti per poterti godere appieno l’esperienza.

Ascolta il nostro podcast sul turismo poltrente

Se anche tu apprezzi il turismo lento, sostenibile… e godibile anche dalla sdraio nelle giornate più calde dell’anno, ascolta il nostro podcast: “Il turista poltrente“, con Antonio Chiarello.
Disponibile su Spotify, Apple Podcast, YouTube e tutte le principali piattaforme di streaming.

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In copertina: foto di Antonio Fucito (CC BY-SA 2.0) – Flickr