Se esistesse un campionato mondiale degli intervistati più frustranti della storia, Socrate vincerebbe l’oro. Non tanto per antipatia, ma per pura strategia. Il filosofo greco, padre del pensiero critico, aveva un talento naturale per rovesciare le domande, confondere le certezze e mettere in crisi anche il più sicuro degli intervistatori.
E questo rende l’intervista impossibile a Socrate non solo un’impresa logorante, ma anche potenzialmente infinita.
Il maestro del “non so nulla” (ma ti fa sentire stupido lo stesso)
Prepararsi a un’intervista con Socrate sembra facile: parliamo di verità, giustizia, magari della cicuta (sì, ma… con tatto). Però, appena ci si avvicina a un tema concreto, lui ti guarda negli occhi… e chiede:
“Cos’è per te la verità?”
Da lì inizia una vertiginosa discesa verso la perdita di ogni convinzione.
È come giocare a scacchi contro uno che usa solo pedoni… ma ti batte comunque.
E se provi ad alzare la voce, ti risponde calmo:
“Chi urla, spesso teme di avere torto. O sei forse in cerca di applausi?”
Game over.
5 domande che non dovresti mai fare a Socrate (se vuoi mantenere la sanità mentale)
- “Cos’è il bene?”
Non risponderà. Ti chiederà: “Per chi? In che contesto? Secondo quale principio?” - “Hai mai sbagliato?”
Ti dirà: “E tu, hai mai avuto la certezza di aver ragione?” - “Qual è la tua opinione sulla democrazia?”
Meglio cambiare argomento. E rapidamente. - “Cosa ne pensi dei social?”
Probabilmente ti dirà: “Se parli a tutti, ascolti qualcuno?” - “Come stai?”
Anche qui: “Cosa intendi per stare?”
La differenza tra intervistare e farsi interrogare
Durante un’intervista impossibile a Socrate, ti rendi presto conto che i ruoli si invertono. Tu pensavi di fare domande, ma ti ritrovi sotto esame. Lui ti osserva con quello sguardo da maestro zen ateniese e improvvisamente ti senti in colpa per tutte le volte in cui hai usato “tipo” come congiunzione.
Senza che poi te ne accorga, arrivi con un microfono… ed esci con una crisi esistenziale. Diventa quasi una specie di “escape room” del pensiero. E, sorpresa: la porta è chiusa da dentro. Con un sillogismo.
L’incubo del montaggio: silenzi, pause e domande retoriche
Mettiamo anche che tu riesca a registrare l’intera intervista impossibile a Socrate, magari per farci uscire un bel reel. Buona fortuna per il montaggio! Il 70% dell’audio sarà composto da silenzi lunghissimi, respiri profondi e frasi come: “Ciò che dici dice più di te che di me”.
Non esattamente il tipo di soundbite che va virale su TikTok.
E poi, come titoli l’episodio? “Socrate ci ha distrutti”? “Non abbiamo capito niente”? “Speciale: 43 minuti di nulla apparente”?
Qualsiasi scelta sembrerà sbagliata. Ma forse, come direbbe lui, “non è importante ciò che scegli, ma ciò che credi di scegliere”.
Quando l’intervista diventa introspezione non richiesta
Parlare con Socrate è come entrare in terapia senza volerlo. Parti con una domanda banale e finisci a dubitare delle tue scelte di vita, dei tuoi gusti musicali e del perché metti l’ananas sulla pizza (cosa che lui probabilmente definirebbe “una contraddizione etica”).
Il problema con l’intervista impossibile a Socrate è che non è davvero un’intervista: è un test. E nella maggior parte dei casi, lo superi solo quando accetti di non sapere nulla. Una trappola filosofica in piena regola.
Morale (o forse no): lascia perdere Socrate
Ci sono personaggi storici che è meglio non intervistare. Non perché non abbiano cose da dire, ma perché non smetteranno mai di farti domande. E alla fine, l’unica voce che sentirai sarà quella dentro la tua testa, che ti chiederà: “Ma chi me l’ha fatta fare?”.
Hai mai immaginato di intervistare un filosofo? Scrivicelo nei commenti. Oppure non farlo. Chiediti solo: cos’è davvero un commento? E perché commentiamo? E…
Fine.
Ascolta le nostre interviste impossibili
Anche noi abbiamo intervistato personaggi piuttosto improbabili. Ascolta il nostro podcast: “Interviste Impossibili“, con Nico Andrulli, Angela Loperfido e Antonio Chiarello.
Disponibile su Spotify, Apple Podcast, YouTube e tutte le principali piattaforme di streaming.